Don Gilberto Pressacco
(2.000 libri)
Gilberto Pressacco, dopo aver conseguito la laurea in
teologia dogmatica presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università
Lateranense, si laureò anche in lettere alla facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Padova. Partecipò a vari corsi concernenti la semiologia
gregoriana, la musica medioevale, quella rinascimentale e barocca.
Docente di esercitazioni corali presso il Conservatorio
Statale di Musica “Jacopo Tomadini” di Udine e maestro di Cappella del Duomo di
Udine, fondò e diresse tre formazioni vocali e strumentali: il Coro “G.B.Candotti”
di Codroipo; il Gruppo da Camera “F.Condonio” e la Schola Aquiljensis di Udine.
La sua attività scientifica e divulgativa è stata molto
vasta e articolata. Un suo importante settore di studio ha riguardato ricerche
concernenti il patrimonio monodico medioevale. Si è occupato della produzione
poetico-musicale di Venazio Fortunato, Paolo Diacono e Paolino D’Aquileia. Ha
curato la trascrizione moderna, l’analisi e l’edizione di un inedito Gloria del
Trecento di Rentius di Pontecurvo, dei Cantica Sion in terra aliena di
A.Orologio e di alcune composizioni su testi in lingua friulana di G.Croce,
L.Valvasensi e L.Pozzi. Attraverso G.Croce, Pressacco giunse poi a G. Mainerio,
constatandone l’identità tematica nel canto/ballo popolare.
Pressacco riscoprì e rivalutò l’opera di un altro grande “marginale”
Guglielmo Biasutti. Ne derivò così nuova “immagine di ricerca” che lo condurrà
ad un incredibile e straordinario viaggio nel passato da cui emergeranno sia
legami attraverso la comunità dei Terapeuti con Alessandria d’Egitto, sia,
soprattutto, le radici marciane e giudaico-cristiane dell’evangelizzazione di
Aquileia.
Queste rilevanti connessioni lo porteranno in seguito a
definire anche i cardini teologici del primitivo cristianesimo aquileiese: il
principio di salvezza universale; la “rusticitas” interpretata come rettitudine
morale e coerenza personale; e il tratto anticostantiniano, inteso come netta
separazione tra il potere temporale e quello spirituale.
Gilberto Pressacco ci ha regalato una grande avventura intellettuale e spirituale, affascinante e ricca di speranza "che solosu findamenta antiche e universali può poggiare con sicurezza".
Elio Bartolini
(5.974 libri)
Elio Bartolini nasce a Conegliano nel 1922 dove trascorre la
sua prima infanzia fino all’età di 7 anni quando si trasferisce a Codroipo dove
vive assieme alla nonna, figura molto importante nella sua formazione. È quasi
sempre vissuto in Friuli, con parentesi a Milano, Roma, Venezia. I primi anni
sono costellati da numerose tappe che caratterizzano il pensiero del futuro
scrittore: l’entrata in seminario, il successivo e progressivo abbandono della
fede, l’approccio al pensiero marxista, la lotta partigiana, l’adesione al
Partito Comunista e la successiva critica all’ideologia comunista.
Si avvicina alla letteratura fin da giovane quando frequenta
le scuole e l’Università a Padova dove si laurea alla facoltà di Lettere. Vasta
è la sua produzione artistica che spazia dalla narrativa ai racconti, dalla
saggistica alla scrittura per il cinema, dalla poesia alle sceneggiature
teatrali.
Scrisse il suo primo romanzo, la cartera (che vedrà la luce
solo nel ’70 con il tiolo Il Ghebo ),
tra l’autunno del 1946 e la primavera del ’47. Il Ghebo è unanimemente
considerato una della maggiori testimonianze letterarie in Italia della lotta
partigiana del periodo della Resistenza. Negli anni del dopoguerra e fino agli
anni Ottanta, Bartolini pubblica numerosi romanzi accolti dalla case editrici
più prestigiose e insigniti di alcuni tra i maggiori premi letterari nazionali
(tra i quali il Premio Hemingway e il Premio Campiello)
Dopo un periodo trascorso a Milano dove lavora come
correttore di bozze e lettore di manoscritti assieme a Elio Vittorini presso l
a Mondadori, viene chiamato a Roma da Michelangelo Antonioni e comincia a
alvorare come sceneggiatore. Durante il periodo romano, negli anni Sessanta, è
a contatto con i più grandi scrittori, poeti, registi, sceneggiatori e artisti
del panorama nazionale e vive in prima persona la stagione più prolifica e più
importante della cultura italiana del dopoguerra. Collabora come sceneggiatore
a capolavori come Il grido, L’avventura e L’eclisse, con la regia di
Michelangelo Antonioni, e a Le stagioni del nostro amore e La caduta via di Floreano
Vanchini. Ritorna in Friuli dove si dedica alla sua produzione poetica in
lingua friulana, in particolare alle raccolte Cansonetutis, Poesiis
protestantis e Cjantadis. Nella saggistica si è cimentato con grande successo a
ricerche storiche e biografiche fra i quali Ignazio di Loyola, Vita di Giovanni
da Udine, Ottavio Bottecchia e Vita di Giacomo Casanova, tutte pubblicate dalle
maggiori case editrici e che fanno conoscere al pubblico e alla critica il
Bartolini saggista. Si è dedicato anche alla scrittura di innumerevoli racconti
e di numerose sceneggiature teatrali.
Elio Bartolini è stato intellettuale a tutto tondo, in
continuo fermento e movimento, assetato di conoscere la verità, alla ricerca
frenetica delle verità della storia e dell’essere umano. Ha utilizzato la
scrittura come mezzo di crescita intima e sociale, come strumento di conoscenza
personale e di costante riflessione sul mondo. È scomparso il 30 aprile 2006.
Nicola Benois
(1.788 libri catalogati con il contributo del Lions Club Mediotagliamento)
Il Fondo Nicola Benois è stato donato dagli eredi del famoso
scenografo italo-russo Nicola Benois (San Pietroburgo 1901 – Milano 1988) alla
biblioteca di Codroipo nel 2007 al fine di essere testimonianza e memoria
dell’insigne artista che nell’ultima parte della sua vita risiedette a
Codroipo. In qualità di direttore dell’allestimento scenico del Teatro alla
Scala di Milano dal 1937, Benois introdusse innovazioni come il palcoscenico
meccanico con pannelli e ponti mobili; promosse una scuola di pratica
scenografica e una sartoria autonoma all’interno del teatro. Altri impegni di
scenografo lo avevano in precedenza portato al teatro Colón di Buenos Aires e
alla Staatsoper di Berlino; per cinque anni ha lavorato al Teatro dell’Opera di
Roma. Il fondo è costituito da circa 2.200 volumi in varie lingue: la maggior
parte in lingua italiana, seguiti da libri in russo, francese, tedesco e
inglese.
Egidio Marzona
(1.400 libri)
Il Fondo Marzona è composto da circa 1900 volumi di svariati
argomenti, per lo più pubblicati nella prima parte del Novecento. I testi con
per circa la metà in lingua tedesca, con altri libri in francese inglese e
italiano. Il fondo è costituito da una parte della libreria antiquaria di un
ebreo zurighese donata al collezionista d’arte Egidio Marzona e da questi al
comune di Codroipo. Egidio Marzona, figlio di emigrati friulani in Germania,
gallerista, collezionista d'arte e promotore di site specific projects, ha
sempre mantenuto i legami con il paese d’origine della sua famiglia, Verzegnis.
Marzona ha cominciato a collezionare più di 25 anni fa le opere di artisti
appartenenti a movimenti artistici che stavano allora emergendo: l’arte
concettuale, la minimal art e l’arte povera. Ha lavorato nella sua proprietà a
Verzegnis con artisti che s'ispirano a vari movimenti come il Minimalismo, la
Land Art, l'Arte concettuale e l'Arte povera. Alle opere d’arte ha affiancato
un archivio di documenti dell’arte di quel periodo. Diverse opere d’arte della
sua collezione sono esposte a Verzegnis: ci sono lastre d’acciaio di Richard
Serra, lastre di granito di Mario Merz, una scultura in pietra di Max Bill ecc.
L’architetto Carlo Scarpa ha progettato e costruito la casa per i coniugi. Altre
opere troveranno posto a Verzegnis: una scultura di Richard Nonas sarà
collocata vicino a quelle di B. Nauman e di R. Long. Anche Michelangelo
Pistoletto ha fatto un progetto.